Jan Fabre. Le temps emprunté

Immagine: 
28/10/2009 - 14/02/2010
Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese

Una mostra racconta il lavoro dell’artista belga attraverso gli scatti di celebri fotografi.

Il continuo travaso d’idee tra arti plastiche e teatrali che caratterizza il lavoro di Jan Fabre prende vita in Il Tempo preso in prestito: una mostra e al tempo stesso un punto di osservazione privilegiato sul laboratorio dell’artista belga, un percorso attraverso i suoi spettacoli visti con gli occhi di celebri fotografi come Carl De Keyzer, Robert Mapplethorpe, Jorge Molder, Helmut Newton.

Dice Fabre: “La fine di uno spettacolo assomiglia a un corpo la cui anima parte per vagabondare tra i corpi del pubblico”. Un’anima che può far rivivere il proprio corpo in modo diverso, con una triangolazione che dal tavolo da disegno e da lavoro dell’artista arriva fino alle fotografie d’autore. Nel teatro di Fabre è soprattutto l’interprete a diventare strumento di sperimentazione, per la costruzione di significati e per una ricerca del senso stesso del teatro.

La valenza ludica o metafisica, scioccante o commovente della presenza corporea degli attori, trova la sensualità statuaria dell’obiettivo di Mappelthorpe, il gioioso, geometrico e ricercato edonismo degli still life di Newton, la vivacità della sala prove e del laboratorio teatrale negli scatti di De Keyzer, l’irrequieto movimento della scena in Molder. Scatti d’autore caratterizzati da sguardi molto diversi tra di loro, da cui emerge sempre inconfondibile il segno di Fabre, per quanto visto da prospettive molto distanti.

È un segno che troviamo ancor più chiaramente in una serie di disegni, modellini e bozzetti dello stesso Fabre. Partendo da uno dei primi spettacoli, The power of theatrical madness (1984), nella mostra sono esposte una serie di opere che si articolano lungo vent’anni per giungere fino ai recenti Requiem for a metamorphosis (2007). In molti casi quindi si tratta di opere autonome, interessanti di per sé, e da cui Fabre ha poi preso spunto per suoi lavori teatrali, secondo un’estetica della bellezza e della metamorfosi che attraversa tutta la sua opera. Una crescente tensione anima il percorso espositivo, dove l’immaginazione caotica dell’artista belga, con le sue pieghe derisorie e scioccanti, appare come il mezzo per innescare nel pubblico quel processo che più di duemila anni fa Aristotele definiva “la catarsi”. Tra disegni, bozzetti per le scene, fotografie, Il tempo preso in prestito è tempo sottratto alla messa in scena, una metamorfosi ultima di fine spettacolo, un modo per farne deflagrare l’anima una volta di più.

Informazioni

Luogo
Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese
Orario

dal 28 ottobre 2009 al 14 febbraio 2010
dal martedì alla domenica ore 9.00 - 19.00
24 e 31 dicembre 9.00-14.00 (ultimo ingresso alle 13.00)
La biglietteria chiude mezz’ora prima
Chiuso il lunedì, 25 dicembre, 1 gennaio

Biglietto d'ingresso

Biglietto integrato Museo + Mostra: € 6.00 intero € 4.00 ridotto

Gratuità e riduzioni

Informazioni

060608 tutti i giorni dalle 9.00 alle 21.00

Tipo
Mostra|Fotografia
Organizzazione
Aldo Miguel Grompone Promossa dal Comune di Roma Assessorato alle Politiche Culturali - Sovraintendenza ai Beni Culturali e dal Romaeuropa Festival 2009 Con il patrocinio dell'Ambasciata del Belgio in Italia
Con la collaborazione di

BNL Gruppo BNP Paribas, Unicredit, Monte dei Paschi di Siena

Con il contributo tecnico di

Zètema Progetto Cultura

Giorni di chiusura
Lun

Sala stampa

Data conferenza
27/10/2009 - 12:30

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